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Giuseppe Magni

Giuseppe Magni Imprenditore di successo, aveva una passione: il vino. Ha realizzato il suo sogno con l’aiuto di Leonardo Valenti, Pierluigi Donna e di Francesco Arrigoni, indimenticato giornalista che aveva previsto un grande futuro al vino che fosse nato qui. Con la consulenza di Paolo Zadra oggi firma un grande Pinot nero. Dovete conoscerlo!

Az. Agricola Tassodine

Storia

Giuseppe Magni il silenzio lo ha trovato ai 500 metri di altitudine di Tassodine, località del Monte Canto sopra Villa d'Adda per anni lasciata all'abbandono ed all'incuria. E pensare che proprio in una di quelle cascine ormai diventate dei ruderi è nata sua moglie Anna, altro motivo che lo ha spinto a ridare vita ad un sito meraviglioso (nelle belle giornate la vista sulla pianura si estende dalle Alpi agli Appennini) storicamente occupato da famiglie contadine dedite tra le altre attività agricole anche alla coltivazione della vite. A testimoniarlo rimanevano alcuni ceppi di vite ormai selvatica frammisti ai rovi ed al bosco che pian piano avevano «mangiato» i gradoni una volta occupati dalle vigne. Il primo grande lavoro dopo aver acquistato il posto, è stato dunque quello di ripulirlo e ripristinarlo secondo una logica agricola che, mantenendone sostanzialmente invariate le caratteristiche originali, consentisse la coltivazione nelle forme e con i metodi atti alla viticoltura di qualità. «È stato un lavoro lungo, coinvolgente ed appassionante - dice Giuseppe Magni - per fortuna ho avuto l'aiuto di tanti amici, professionisti o meno, che come me ci hanno messo l'anima, mi hanno consigliato e sostenuto».

Come Francesco Arrigoni, compianto giornalista enogastronomico che quei siti li conosceva a menadito avendoli percorsi innumerevoli volte partendo dalla sua casa poco distante. «L'idea di piantare insieme al Merlot anche del Pinot Nero, vitigno sconosciuto dalle nostre parti, è stata proprio sua. Altitudine, giacitura e natura dei terreni erano adatti, diceva, e credo avesse ragione. Tramite lui sono arrivato anche agli autorevoli personaggi che a vario titolo hanno collaborato al progetto, tutti eminenti autorità in materia vitivinicola come il professor Leonardo Valenti e l'agronomo Pierluigi Donna».
Un piccolo capolavoro dunque, che si può ora ammirare da tutte le posizioni, dal basso alzando lo sguardo verso la sommità della zona più occidentale del canto, dall'alto per verificarne la forma ad anfiteatro, dall'interno per rendersi conto di come i lavori siano stati fatti a regola d'arte. Ottomila piante in un ettaro di superficie, allevate a cordone speronato, capaci di dare a pieno regine al massimo 8 mila bottiglie di vino (cioè una bottiglia per pianta, la regola che i francesi reputano sacrosanta per produrre vino di alta qualità). Anche al processo di vinificazione, fino ad ora svolto in una cantina di amici ma secondo le regole dettate dal tecnico di casa, Paolo Zadra, si sta provvedendo. Il progetto complessivo prevede poi la ristrutturazione delle cascine per far rivivere il borgo di Tassodine come una piccola ma autonoma impresa agricola, unico sistema per fare in modo che il sito non corra il rischio di essere nuovamente abbandonato all'incuria.


Elio Ghisalberti

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